Clerks (di noialtri)
I commessi del MediaWorld, non so voi, ma a me dan più fastidio persino degli operatori Telecom. Ci ho lavorato anch’io, in un grande centro tecnologico tipo MediaWorld, e so come funzionano, e so anche che a esser gentili ci vuole ben poco. Qui a Parma invece fan proprio fatica, forse è una questione locale o forse tutti i commessi MediaWorld di tutto il mondo son persone difficili.
I commessi MW di Parma quando vai lì, tipo al reparto della telefonia, dietro al bancone sono almeno in sei. Uno parla con un altro cliente, una si fa le unghie, gli altri quattro chiacchierano e se la ridono. E prima di tutto finiscono di chiacchierare, poi, se non c’è proprio di meglio da fare, vengono a sentire cosa vuoi. I commessi MW quando passi dal reparto frigo, ce n’è uno appoggiato a uno SMEG anni 60 con fare da bullo che sembra Fonzie, che ci prova con una sua collega, lei con aria terrorizzata e lui con quel fare un po’ tipico di chi ci prova appoggiato a un frigo anni 60.
I commessi MW se riesci ad arrivare al reparto informatica, non c’è nessuno. Controlla, controlla pure dove vuoi, puoi girare anche mezzora e non vedi una cazzo di giacchetta rossa e bianca neanche se invochi Odino. Poi ti viene un dubbio, senti una musica lontana, “Hey Mr DJ put a record on I wanna dance with my baby…” vai a vedere un attimo nel reparto televisori, e son tutti lì. Un paio del reparto informatica e un altro paio del settore fotografia, più i due del reparto TV, che si guardano su un maxi-lcd con dolby sticazzisurround il DVD del concerto di Madonna.
Dispiace disturbarli, che son così presi, e il concerto è anche bello, però mi serve una scheda di memoria e non son sicuro quale vada bene, quindi tiro la giacchetta a uno. Che si volta e mi guarda con l’espressione “e adesso sto tritaminchia cosa vuole?”. “CommessoMW, mi scusi tanto se la disturbo, che è un gran bel concerto quello, però mi serve un consiglio sulla schedina miniSD che devo infilare nel mio telefono”. “Eh ma allora chieda in telefonia, no?”. “CommessoMW –se mi parli ancora così ti spacco la faccia– in telefonia son tutti impegnati come voi e poi le schede di memoria le avete nel reparto informatica”. Sbuffa, il povero lavoratore sottopagato e malnutrito ma taaanto volenteroso, sbuffa e si dirige verso le schede facendomi segno di seguirlo. Di fianco al bancone wireless mi vien voglia di infilargli un’antenna WiFi in un orecchio e vedere se così il suo cervello prende meglio. Gli altri commessi mi guardan male, che ho portato via il loro compagno di giochi.
Poi devo prendere un iPod per un regalo, quindi lo tengo lì e me ne faccio mostrare un po’. Scelgo quale prendere ma no, non me lo lascia. Prima devo andare fino là in fondo alla cassa a fare lo scontrino, poi tornare qui con lo scontrino e allora me lo può lasciare. CommessoMW, so che in questo caso non è colpa tua se questa è la prassi, però io odio te, perché ti pagano per metterci la faccia, e quindi è odio dietro corrispettivo, che secondo me non è neanche peccato, signor Malaussène.
Vado alla cassa, faccio lo scontrino e torno. Chiaramente vado dritto al concerto di Madonna, che tanto sarà tornato lì. “Time goes by so slowly, Time goes by so slowly, sciavarà sciavaraaa…”. E infatti eccolo. Gli tiro ancora la giacchètta e mi faccio dare l’iPod.
Poi gli spiego che ho in tasca un cd con un po’ di foto digitali da far stampare, mi indica un pc su uno scaffale, “c’è scritto come fare” mi dice e se ne va. Ok, m’arrangio, evidentemente ho la faccia di uno che coi pc s’arrangia. Vado davanti al pc, che son di quelli dove ci metti un supporto dove hai memorizzato le foto e loro te le stampano e poi passi tu a ritirarle. Solo che per stampare le foto, c’è scritto sul foglietto, devo prima prendere un cd vergine, andare fino giù in fondo alle casse a pagarlo, tornare qui, metterci sopra le foto e lasciarlo nell’apposito cassetto. Vorrei impiccarmi con una prolunga. Vorrei infilare la testa in un microonde. Chiudermi i maroni in un frigo.
Immagino che fuori nel frattempo si sia fatto buio. Mi manca casa mia, spero di rivederla un giorno. Faccio tutta la trafila cd-cassa-torna-masterizza-cassettino e finalmente mi dirigo verso l’uscita, maledicendo ogni giacchettina rossa e bianca che incrocio, e ringraziando il Signore di aver finito. Potrei andare a chiedere la fattura per la scheda di memoria, ma no, le conosco bene quelle che stanno là nello sgabbiozzo fatture, e ho paura. Son cattivissime. Quindi con un certo senso di sollievo e un po’ di iva in meno da scaricare, faccio per uscire.
Solo che.
Solo che non ho valutato l’ultimo passaggio: il buttafuori-controllaborse all’uscita. “Signore può mostrarmi cosa ha in tasca?”. Prima di tutto, sappiamolo, sono permaloso come le corna delle lumache, e fermarmi e chiedermi cosa ho in tasca mi offendo ma mica poco: cosa ho? La faccia di uno che ruba qui dentro? Ma vista la stazza del ragazzone decido di non affrontarlo fisicamente, preferendo star lì cinque minuti a spiegargli perché ho un cd riscrivibile aperto (quello su cui ho portato le foto da casa) e a mostrargli i vari scontrini di ipod e cd per poter stampare le foto. No, signor energumeno, lo scontrino è per il cd che ho lasciato dentro, non per questo che mi son portato da casa. Mi vien da piangere. Nel frattempo dietro di me son usciti probabilmente 10 ragazzini con sotto la giacca un paio playstation3 e rispettivi giochi.
La prego, signor ragazzone, mi lasci andare, sono stanco, ho la nausea, mi manca la mamma, odio tutti e ho un post da scrivere. Grazie.