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03 Giugno 2008

Lucidar dei pali

L’altra sera, venerdì, son stato per la prima volta al night. Che poi bisogna far distinzione, m’han detto, tra locali da lap dance e night, che nei locali da lapdance le performance delle signorine sono un po’ più morigerate, mentre nei night siam più verso il bordello. Oh, così m’han detto, può anche essere che non è così. Fatto sta che son finito in un locale di lapdance. A veder lucidar dei pali, come dice uno.

Io me la sarei risparmiata volentieri, che davvero, son mica quello moralista, ma mi sa di roba da sfighè ma mica poco, epperò era un addio al celibato, epperò sono il testimone delle sposo, epperò lo sposo m’ha detto “se dopo cena riesco a veder delle tette son contento” e insomma tanti epperò che alla fine ci son dovuto andare.

Eravamo in cinque nel parcheggio mezzo buio di sto posto che subito pensavo ci fosse un qualche appuntamento per patiti di automobili modificate di una volta, era pienò di Renault 5 con alettoni e spoiler e truccheria automobilistica varia che facevano impressione. Avevo un po’ l’ansia di incontrare un parente, o un cliente, o un vicino di casa: insomma stavo lì muro-muro che mi sarei messo anche l’impermeabile, gli occhiali, il nasone e i baffi finti, pur di non farmi riconoscere da qualcuno.

Gli altri quattro uno era lo sposo, e ci conosciamo, gli altri tre son gente che non vedevo da anni, uno infoiato che voleva entrare subitissimo, uno che secondo me non ha ancora ben capito dove stavamo andando e un’altro che stava con me muro-muro con l’impermeabile e la maschera. In totale dovevamo essere in sei ma il sesto non arrivava, è partito con noi dal ristorante ma niente, al cellulare non risponde, eppure sembrava quello più pratico di quei posti, quello che diceva “ah lì sì andiamo a star bene”, pensa te è andato a letto proprio adesso, che tipo strano, eh niente sua moglie l’avrà richiamato all’ordine. Vabè noi entriamo, s’arrangerà.

Si paga 16 euro con una consumazione compresa, pensavo peggio, c’è una signora alla casa che deve essere una che una volta faceva il mestiere, adesso non è più un gran bel vedere e l’han messa a staccar gli scontrini, “grazie signora” le dico “grazie a te bellezza” mi fa, andiam bene, parlan come nei film, penso. Entro e il locale è fatto come una discoteca, che in effetti una volta era una discoteca, col bancone sulla sinistra e a destra, un po’ ribassata, c’è la pista dove sopra c’han messo una specie di palco fatto a T e sopra il palco ci son cinque o sei pali, con cinque o sei signorine che li stan lucidando.
Lo sposo, l’infoiato e lo spaesato vanno a sedersi sui divanetti in prima fila, io mi fermo al bancone con quello che si nascondeva con me e vè chi c’è, il sesto che avevamo perso e lo aspettavamo fuori, che invece è entrato prima di tutti e saluta per nome le signorine che girano per il locale. Altro che pratico, sembra il padrone.

Ordino un coca e rum, mi giro e arriva una signorina che, a 5 centimetri dalla faccia e con addosso solo perizoma e reggiseno mi fa “Sciao belo, io sono Eusgegnia, ciù come ci chiami? Beviamo qualcosa?”. Arrossisco, sicuramente, e con la faccia del più imbambito del locale declino l’invito della ragazza brasiliana con un “Ciaonograziesonquisoloperbere”. Che imbambito.

Il DJ annuncia che sta per cominciare il primo spettacolo della serata, quindi di accomodarci pure. I divanetti, di fronte al lato più corto della T sono disposti su degli scaloni, per dare una migliore visibilità alle file dietro. Il festeggiato e gli altri due sono seduti là davanti dall’inizio, io e il mio compare siamo in piedi dietro a tutti i posti a sedere, in un angolo, il tipo pratico del posto è su una poltroncina su un lato, seduto come uno che si siede lì da un sacco di tempo. Sale sul palco una ragazza mora, in tailleur e occhiali da segretaria e fa uno spogliarello arrampicandosi e scendendosi dai tre pali che ha lì attorno, saltando addosso e strusciandosi a quelli seduti nella prima fila. Atleticamente notevole nelle discese ardite, e nelle risalite, non son però riuscito ad apprezzare a fondo l’intera esibizione perché distratto dalla canzone, bellissima, che c’era sotto che ci siam scervellati a capire di chi fosse ma non ci siam saltati fuori.

Comincio ad aver voglia d’andare a casa ma non si può mica, sarà neanche mezz’ora che son lì e mi spiace un po’ per il festeggiato. Vabè, beviamo un altro coca e rum. M’arriva un messaggino della mia morosa, che lo sa che sono lì, e mi fa “Tutto bene? Sono un po’ preoccupata…”. Sa che sono lì, sa che avevo poca voglia d’andarci, sa che giran tette e culi in abbondanza, insomma che le venga un po’ di preoccupazione mi sembra il minimo: lei in un locale di omoni che ti girano intorno e voglion farsi metter le mani addosso mi renderebbe mica preoccupato, mi renderebbe fuori dal locale ad aspettarla che esca subito cosa cazzo ci fai lì dentro fedifraga??? Ecco, una cosa così, per dar l’idea. La tranquillizzo e le dico che nel giro di un’oretta sono a casa e poi le racconto.

Ci raggiunge al bancone il tipo pratico, che mi fa, oh, glielo regaliamo un privè allo sposo? E cosa minchia è un privè? gli chiedo. Eh niente, lui sceglie una ballerina e questa gli fa uno spettacolino privato, niente sesso, però solo loro due in disparte là dietro. Ah, per me va bene, se va bene a lui. E qui arriva la parte che mi ha messo tanta amarezza addosso: lo sposo è arrivato, ha segnalato al tipo pratico la ballerina preferita e questo è andato alla cassa, ha pagato e gliel’ha ordinata. Mi son proposto per eventuali sconti con la FidatyCard dell’Esselunga, ma non è convenzionata.

L’amarezza viene dal gesto e, soprattutto, dall’impressione che quelle ragazze lì, quasi tutte dell’Est e qualcuna brasiliana, tipo Eusgegnia, non fossero tutte lì dietro una loro scelta, alcune le vedevi che non c’avevan voglia, ma si prendevan su e andavan via col bavoso di turno.

Mi distrae da questi ragionamenti la voce del dj, che annuncia “Ed ora, mettetevi comodi che arriva lo spettacolo clou della serata: IL DUO LESBO”. Aiut mama. Quello che segue è una coppia di biondine con un’aria volutamente fanciullesca, vestite da studentesse con gonnellino scozzese, camiciola bianca e codini, che nei 10 minuti a seguire si rotolano sul palco scambiandosi visite ginecologiche approfondite fra gli ululati della segaiola platea maschile.

Vabè, non c’ho sonno ma adesso vado via davvero, insieme all’invitato che mi ha fatto compagnia tutta sera, a berci un birrino della staffa in un posto con donne gratis e un’atmosfera meno unta.

Ecco cosa mi dava fastidio, l’atmosfera unta, oliosa, brodosa. E l’accorgermi che lì dentro non ero uno dei più giovani, ma uno dei più vecchi.