Pirati e mercati
Son lì, all’IperCoop, nella corsia della roba elettrica per la casa che mi guardo intorno e mi cascan gli occhi su una torcia della Energizer sponsorizzante “I Pirati dei Caraibi”, un robo orribile fatto tipo un bastone tozzo con in cima un teschio, da cui salta fuori la luce della torcia.
La indico alla morosa e le dico “certo che ci vuol del coraggio a mettere in commercio un affare del genere, piuttosto che comprarlo resto al buio e mi smuso contro tutti i muri di casa”. “Eh, in effetti ne abbiam vendute poche” mi fa un omino dietro di me, con un mano un blocco appunti con su il logo “Energizer”.
La morosa spolvera le sue doti ninja e si dissolve in una nuvola, scomparendo per circa un’ora.
Io lì per lì decido di fingere un malore, accasciarmi al suolo e non muovermi fino all’arrivo dell’assistenza medica: quelli della pubblica, quando gli spiegherò la figura di merda, saranno comprensivi e mi accompagneranno direttamente a casa.
Poi però, cambiando colori che neanche un camaleonte fatto di LSD, decido di resistere e vado con un “eh non è bellissima, eh?” rivolto all’omino, abbozzando un mezzo sorriso. Non l’avessi mai fatto. Mi parte con un’analisi del mercato delle torce domestiche sia dal punto di vista del produttore che del consumatore, mi tiene lì un quarto d’ora, i flussi le vendite il periodo postnatalizio, e mi conclude il discorso con un “Chissà come mai Nemo, un paio d’anni fa, era andato molto meglio”.
“Mah, chissà …” dico io, allontanandomi e salutando, e augurando le cose migliori ai figli di quell’omino, che con un papà che non sa distinguere tra Nemo e i Pirati dei Caraibi, devono averci avuto un’infanzia ben difficile.
E pregando anche per i miei, di figli, di non avere tutta questa predisposizione a pestar cacche non appena possibile.