Onda su onda
Ieri sera, le 20.30 circa. Siam lì io e morosa sulle strisce che attraversano Viale Vittoria che aspettiamo che passino un po’ di macchine e poi attraversiamo, che vien giù un’acqua che dio la manda e prima entriamo meno ci bagnamo. Ci aspettano un po’ di amici, una cenetta infrasettimanale.
Chiacchieriamo, sto ridendo, che è buffo dover aspettare che passino le macchine, che sono io quello sulle strisce pedonali e dovrebbero esser loro a fermarsi. E invece no, non solo non si fermano, ma quell’idiota su quella Mercedes passa agli 80 all’ora su quella pozzanghera davanti a me, che non avevo visto.
Tsunami.
Ci guardiamo, increduli, ho acqua di pozzanghera anche in bocca, son zuppo fradicio e lei è messa più o meno uguale, forse un po’ meno bagnata di me, solo che lei adesso si è spostata un po’. Io ora sono girato di spalle alla strada ma non mi son mosso di un centimetro, sputo, impreco, smadonno, prego accidenti e cerco di asciugarmi in qualche modo.
La prima regola da tener presente, dopo che succede una cosa del genere, è: spòstati.
Solo che non ci penso, son troppo impegnato con le preghiere.
Secondo tsunami.
Completamente-bagnato-anche-dietro.
Lei è piegata in due dal ridere, io ho la faccia di questo qui nella foto.
Il gavettone bifronte è un esperienza che ti segna, ti fa capire quanto siamo fragili, quanto oggi sei qui domani chissà , riporta la percezione dell’esistenza ad una dimensione più concreta, per insegnarti che sì, gli altri son stronzi, ma esser coglioni certo non aiuta.