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15 Settembre 2006

Onda su onda

Ieri sera, le 20.30 circa. Siam lì io e morosa sulle strisce che attraversano Viale Vittoria che aspettiamo che passino un po’ di macchine e poi attraversiamo, che vien giù un’acqua che dio la manda e prima entriamo meno ci bagnamo. Ci aspettano un po’ di amici, una cenetta infrasettimanale.
Chiacchieriamo, sto ridendo, che è buffo dover aspettare che passino le macchine, che sono io quello sulle strisce pedonali e dovrebbero esser loro a fermarsi. E invece no, non solo non si fermano, ma quell’idiota su quella Mercedes passa agli 80 all’ora su quella pozzanghera davanti a me, che non avevo visto.
Tsunami.
Ci guardiamo, increduli, ho acqua di pozzanghera anche in bocca, son zuppo fradicio e lei è messa più o meno uguale, forse un po’ meno bagnata di me, solo che lei adesso si è spostata un po’. Io ora sono girato di spalle alla strada ma non mi son mosso di un centimetro, sputo, impreco, smadonno, prego accidenti e cerco di asciugarmi in qualche modo.
La prima regola da tener presente, dopo che succede una cosa del genere, è: spòstati.
Solo che non ci penso, son troppo impegnato con le preghiere.
Secondo tsunami.
Completamente-bagnato-anche-dietro.
Lei è piegata in due dal ridere, io ho la faccia di questo qui nella foto.
Il gavettone bifronte è un esperienza che ti segna, ti fa capire quanto siamo fragili, quanto oggi sei qui domani chissà, riporta la percezione dell’esistenza ad una dimensione più concreta, per insegnarti che sì, gli altri son stronzi, ma esser coglioni certo non aiuta.