L’equazione
Ho capito, me l’han spiegato. Io sono un’equazione. Fino a un certo punto lo svolgimento è andato bene, tutto ordinato, tutte frazioni con un senso, tutto un bell’equilibrio, che a guardarlo ti dà soddisfazione e anche chi hai intorno lancia sguardi di assenso, bravo bravo. Poi non so bene quando, non so in che punto, devo aver confuso un più con un meno, devo aver messo una potenza di due invece che di tre, devo aver sbagliato una divisione per sette (io la tabellina del sette l’ho sempre sbagliata), devo avere messo una ics al posto di una ipsilon e tutto ha iniziato a ingigantirsi, a dare frazioni esagerate con radici quadrate al denominatore e potenze di undici al numeratore. Sì sì, ma poi alla fine si semplifica. Sì sì. Che poi è impossibile andare a ritrovare quel punto dove c’è l’errore, quella sarebbe la soluzione di tutti i problemi ma non c’è mai riuscito nessuno, uno prende il foglio e lo butta via.
Il fatto è che a me piace così, un’equazione enorme che non sai come guardarla, con dei numeri che ti chiedi come fanno a esser messi così. Il bello delle equazioni sbagliate è che non finiscono mai, riesci sempre a trovare un modo per ingigantire il tutto.