14. Maggio 2004

Lobietore

A me quando leggo sto blog qua mi viene in mente di quando facevo l’obiettore. Obiettore per il comune del mio paese, che io volevo fare l’obiettore in città con la speranza di riuscire, almeno per un anno, ad andare fuori dai maroni ma non troppo. E invece m’han messo al paesello a 200 metri da casa senza che chiedessi niente a nessuno. Beh dicevo, facevo l’obiettore ai bambini: alle scuole elementari al mattino alle 7, alle scuole medie dalle 10 alle 13, in biblioteca il pomeriggio, ai centri estivi d’estate.
Fare l’obiettore alle scuole elementari vuol dire tenere d’occhio i bambini che arrivano presto perchè i genitori vanno a lavorare presto, e alle 7.10 erano già una decina e tu alle 7.10 hai ancora addosso un sonno che la metà basterebbe.
Vuol dire vedere un ragazzotto sui 26 anni girare intorno, nell’atrio di una scuola, ricoperto di bambini urlanti appesi a lui.
Vuol dire imparare i nomi dei Pokemon. E passare per coglione ogni volta che li sbagli.
Vuol dire tornare a casa ogni giorno con almeno 3 disegni intitolati “LOBIETORE”.
Vuol dire ricordarsi e riproporre i giochini tipo quello che sembra che ti si stacchi la prima falange del pollice o tipo “vola gigino vola gigetto torna gigino torna gigetto”.
Vuol dire non capire se quella maestra coi capelli rossi che appena è da sola ti mostra le mutande lo fa apposta o non se ne rende conto.
Vuol dire chiedersi se la maestra mora l’avrà capito che ti sei convinto che è lei la donna della tua vita.
Vuol dire chiedersi chi te l’ha fatto fare di fare la bidella se devi lamentarti così ogni santo giorno?
Vuol dire ritrovarsi la direttrice che ti prende da parte e ti fa un discorsone sulla pedofilia, sulla paure dei genitori e sul giocare troppo coi bambini, soprattutto le bambine. E comprendere e condividere ogni parola che ti dice, perchè se fossi genitore magari avresti le stesse paure. E capire che c’è qualcosa che non va in tutto sto ragionamento.
Vuol dire non trovare le mezze misure e passare a fare l’obiettore incazzoso, che non ti portano più i disegni e non ti insegnano più i pokemon, ma almeno i genitori son tranquilli.
Poi le scuole finiscono e riprovi le sensazioni di quando finiva la scuola e a scuola c’eri tu.
Tempo d’estate, tempo di centri estivi, piscine. Solo che ora tu e le animatrici vi guardate con occhio diverso.

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