Amici amici…
Sei una gran testa di cazzo. Ma di quelle che ogni volta mi vien da dire “no dai, non può essere così testa di cazzo”.
Mi chiami per sapere come sto. Mi fa piacere sentirti, ti racconto quello che faccio, che è un po’ che non ci vediamo, che una volta sembravamo culo e camicia (io ero la camicia), che nonostante tutti i tuoi lati negativi io riuscivo a tenere presente quelli positivi, e ti reputavo amico. Ti racconto dei miei giorni, della vita “sociale” che faccio, delle bevute in compagnia, delle donne che conosco, dei finesettimana spesso un po’ sopra le righe, del fatto che comunque sto bene. Te ne compiaci al telefono, dici che sei contento per me. Riattacco e mi dico “massì dai, in fondo è un bravo ragazzo”.
Dopo due giorni vengo a sapere che vai in giro a dire che passo il mio tempo a far cazzate, che non posso comportarmi come se avessi diciotto anni, che devo mettere la testa a posto. Proprio da te, che ti ho visto tradire la tua donna non so più quante volte e poi tornare da lei a fare l’innamorato premuroso e geloso e io a coprirti le spalle, che ti ho visto chiedermi una percentuale su un lavoro che avevo fatto per una persona che mi hai presentato e ho chiuso un occhio che magari era un brutto periodo per te.
Cosa è? Ora che convivi pensi di essere cresciuto? Eh sì, ormai sei un ometto, ti avrà detto la tua mamma. La stessa mamma che passa i soldi al suo ometto perchè lui possa convivere.
Dio strabenedica il giorno che ti ho perso per strada.