Mastro Lindo
Ieri sera ho lavato i piatti (frase che all’inizio di un post lascia intendere “attento amico, fuffa allo stato brado”). Sono andato a cena da un’amica e ho insistito per lavare i piatti dopo che ci siam fatti da mangiare (già , mancava un po’ di sale nel ripieno di quelle crepes, ma per essere la prima volta erano davvero niente male). Lei non voleva che lavassi, un po’ perchè non le sembrava un bel gesto e un po’ perchè ha tutto un suo ordine nella sua cucina. Nel senso: i bicchieri van messi in un certo modo nello scolapiatti, i piatti van messi davanti, altre cose van messe dietro, il detersivo va riposto sulla sinistra. Dopo un po’ di raccomandazioni lei si mette sul divano e io comincio a lavare, cercando di rispettare il più possibile i suoi schemi.
Mi son ritrovato a fischiettare “bella ciao”, e io quando fischietto “bella ciao” vuol dire che sto bene. Lavare i piatti mi permette di pensare serenamente, lo sapevo, ma un po’ me l’ero scordato. Sarà il rumore dell’acqua, sarà che sei in un angolo con la faccia verso il muro e non hai distrazioni, sarà l’acqua calda sulle mani, non so, fatto sta che stavo proprio bene. Tant’è che dal fischiettio son passato a cantarla, bella ciao. E anche l’amica divanata per un po’ mi ha accompagnato (e non ha potuto fare a meno di correggermi quando ho sbagliato qualche parola, è più forte di lei, non riesce a far finta di niente). Ho cantato ancora un po’, poi mi son reso conto che la corista non mi accompagnava più, mi son voltato e ho visto che dormiva. Ero più o meno a metà del piattame da lavare. E del repertorio che avevo in mente (non è che canto bella ciao tutta sera).
Ho finito di lavare in silenzio, ho dato una sciacquata al lavandino e sono andato sul divano. E mi sono addormentato.
Io non ho bisogno di tante cose per stare bene, a volte mi basta non stare a casa mia.
“…e le genti che passeranno mi diranno che bel fior…“