La scema
Bello il terzo episodio de Il Signore degli Anelli. Ma bello bello. L’unico inconveniente è che di fianco a me c’era seduta una scema. E chiedo scusa a tutti gli scemi di questo mondo, ma questo è il termine più vicino al tipo di persona che avevo di fianco, non me ne vengono in mente altri. Ehi, non era con me, era col ragazzo seduto alla sua sinistra. Biondina, magrina, anche carina, lo sguardo un po’ assente e l’aria spocchiosa. Durante il film, parlava, commentava, chiedeva perchè non capiva.
Io lo so, lo ammetto, al cinema divento pesante, mi dà fastidio tutto, negli anni A.W. (Avanti Warner) non ci andavo mai al cinema: le gambe mi sbattevano contro il poggiaschiena davanti a me, in quel posto si sedeva sempre un nazionale di basket, se pioveva sicuro qualcuno mi infradiciava con l’ombrello, quello seduto dietro di me aveva il morbo di parkinson e mi vibromassaggiava la schiena con le ginocchia. No, non ci andavo mai. Poi è arrivato il Warner, e coi posti in discesa e un bel po’ di spazio tra una fila e l’altra una buona parte dei fastidi è stata rimossa. Tranne la scema.
La scema, quando comincia il film esclama “eeeeeeeee ma che volume alto!”. Stavi a casa, e ti regolavi il volume come preferivi. Sempre che tu sia in grado di trovare i pulsanti sul telecomando.
La scema si è dimenticata i due episodi precedenti, ma sono sicuro che anche se li avesse visti prima di entrare non avrebbe capito niente lo stesso. Di conseguenza investe il fidanzato di domande assurde tipo “eeeeeee ma è quello lì biondino che deve diventare re?”. Il fidanzato alle prime risponde, poi passa, come molti altri attorno a noi, a fare sssssssssssht.
La scema, quando Frodo ricorda le prelibatezze della sua terra, esclama “eeeeeeeee che buone le fragole con la panna!”.
La scema, offesa dall’ennesimo sssssht del fidanzato, si addormenta. Mi volto e la guardo, fa quasi tenerezza. Si vede che è stanca: probabilmente è svenuta cercando di capire quello che sta succedendo sullo schermo.
Quando si riprende stanno scorrendo i titoli di coda. Mi alzo, le faccio un sorriso e le passo davanti per andare via. Mi guarda scocciata e brontola, perchè per un attimo le ho coperto lo schermo. Mi ribolle il sangue, poi capisco di averle coperto l’unica parte del film che stava capendo: brava scema, almeno sai leggere.