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26 Marzo 2007

Donne e motori

rolling-stones-tongue.gifIo son stato corteggiato poche volte, quasi sempre è toccato a me dovermi dare un gran daffare, e poi neanche sempre ne valeva la pena. E infatti me la ricordo bene, una delle poche volte che m’han corteggiato. A scuolaguida. Che ce ne saranno, dei posti, dove corteggiare uno, che tò magari in discoteca sono anche ubriaco e hai più chance, no, quella là a scuolaguida m’aveva visto, e lì mi voleva.

Di piacerle, l’avevo capito, che sarò anche duro di comprendonio ma questa aveva sempre gli occhi fissi su di me, e mi dava un fastidio mi sentivo sempre osservato, e mi veniva sempre da stare attento a tutto, che quando mi sento osservato vado in paranoia e ho paura di fare qualcosa di strano, tipo chessò inciampare oppure sorridere con aria vissuta e magari una caccola mi scende dal naso. E insomma mi dava fastidio. Sarà anche perchè lei non è che fosse un fiore, diciamolo.

Aveva iniziato anche a tramare nell’ombra, a informarsi su una mia eventuale disponibilità alla copula chiedendo ai miei amici: ricordo Marco che non ne poteva più di questa, che ogni volta che la incrociava alla mattina alle 7.10 mentre aspettava la corriera lo fermava e lo teneva lì dei quarti d’ora a parargli di me e a chiedere cose.

Ma con me non era insopportabile e la lasciavo fare, che non mi metto a dire a una “oh cos’hai da guardare?”, capirai, nè tantomeno la tratto male, che alla fine dei conti non m’aveva fatto niente. Fino a quel momento.

Succede spesso però che, quando certe situazioni si tiran troppo per le lunghe, il corteggiato, ma più spesso il corteggiatore, sbrocchi. E faccia cose che magari viste da fuori possono sembrare un po’ troppo impulsive.

Sono lì seduto, a scuolaguida, nell’aula dove si fa teoria, e seguo una lezione, con la stanza piena di gente. Lei mi si è seduta dietro. Son tutto preso a tirar giù appunti su divieti e precedenze quando sento prima un aria calda sul collo, tipo fiato, lì tra collo e orecchio, poi tutt’a un tratto, sento succhiarmi il lobo dell’orecchio destro e una lingua, un attimo dopo, fulminea, ci si infila dentro, all’orecchio.

Faccio un urlo e salto in piedi.

L’insegnante si ferma e mi guarda.

Tutti si fermano e mi guardano.

“Scusate” dico, e torno a sedermi, rosso come il fuoco, con quella della scuolaguida che riprende a spiegare pensando a chissà quali disturbi mentali mi tormentano, e con tutti quelli seduti dietro di me, che hanno seguito la scena, che se la ghignano mica poco.
Mi volto, la guardo e urlando sottovoce le dico “ma sei scema?!?!” e lei, con aria offesa, mi fa “Bè? Cosa c’è?” come se non avesse fatto niente di strano. Cosa gli rispondi a una che ti dice così? Resto basito, mi rigiro e m’asciugo l’orecchio.

Il paesello, si sa, mormora, e i circoli ristretti di un paesello, come una scuolaguida, mormorano ancora di più.

Il giorno dopo ho una lezione di guida, guarda caso in macchina c’è anche lei. Per primo guido io e salgo davanti, lei chiaramente è seduta dietro: l’istruttore, seduto di fianco a me, dà un’occhiata veloce dietro e mi fa “Vè, m’han detto che c’hai le orecchie buone, posso assaggiare?”. La guardo dallo specchietto, senza aprir bocca ma dicendole con lo sguardo “vedi che sei proprio scema?!?!” e lei, dallo specchietto, senza dir niente mi risponde con lo sguardo “Bè? Cosa c’è?”.
Dopo quel giorno, ad ogni lezione pratica di guida, il simpatico istruttore, con la simpatia tipica degli istruttori di scuolaguida, provava a mordermi un orecchio.

Lei invece non l’ho più vista, teoria era finita e la patente l’ho data alla svelta (…e ci credo!): non so cosa faccia oggi, ma mi piace immaginarla felice, con quell’aria un po’ così, come a dire “Bè? Cosa c’è?”, e con la lingua nell’orecchio dell’uomo della sua vita.