« - Home Page - »

10 Febbraio 2006

Al cimitero

Ho fatto un giro al cimitero, oggi. Ci sono andato che son 6 anni che è morta mia nonna e mia mamma m’ha chiesto se l’accompagnavo, e insomma sono andato. Ho un pessimo rapporto con la morte e affini (messe, rosari e via dicendo), i cimiteri invece mi mettono tranquillità.
Giro come una Teresa curiosa a vedere i nomi dei morti, le foto, le date, i morti nei forni e quelli per terra. Ah, si sappia, io per terra eh. E a proposito dei nomi, ce ne son di quelli, qui nella bassa, che ci farei davvero un pensierino a chiamar mia figlia o mio figlio con uno di quei nomi lì, che se cresci bene e hai un nome tipo Ines o Iole o Efrem fa figo molto, però è anche vero che, metti caso che mi cresca cessa/o, un nome così è la sua fine.

Cammino, giro l’angolo e mi trovo tutte le lapidi dei morti di quando c’era la guerra, quasi tutti partigiani, con dei soprannomi spettacolari: Volpe, Mat, Fulmine. Non puoi non immaginarteli sporchi e infangati e belli come il sole a correre nei campi o fra i boschi, fucile pronto e ideali da difendere. E tutti giovani, la maggiorparte tra i 20 e i 25 anni, ma con facce e occhi che se prendi un loro coetaneo dei giorni nostri sembra loro figlio.
Poi prima di uscire faccio caso che di fianco al cancello di chiusura del cimitero han messo un pulsante per l’apertura d’emergenza. Mi chiedo come mai e mi rispondo da solo ricordandomi che qualche giorno fa, dal panettiere, c’era una vecchietta con gli occhi lucidi ancora scossa che raccontava tra i singhiozzi:

ieri pomeriggio sono andata a portare i fiori al mio povero marito, che i fiori ce li porto tutte le settimane, e io ci sento piano e non ho mica sentito che suonavan le campane delle cinque, che alle cinque il cimitero chiude e allora sto attenta alle campane, però ieri non le ho mica sentite. E cominciava a fare un po’ buio e allora mi son preoccupata e sono andata verso l’uscita e il cancello… il cancello era chiuso. E faceva sempre più buio e io ero chiusa lì dentro. Poi mia figlia m’ha cercato a casa, non m’ha trovato al telefono allora è venuta a vedere se ero stata male e quando ha visto che non c’ero ha pensato che visto che era giovedì ero andata sicuro al cimitero ed è venuta là. E’ arrivata che eran le nove e m’ha trovato attaccata al cancello che sembravo in galera. Volevan chiudermi lì prima del tempo, vè, e a momenti ci rimanevo davvero.