Robe da mercanti
Sono brianzoli, e sono in tre. Però ho dovuto contarli, che a sentirli suonare sembravano almeno in cinque. Si chiamano Mercanti di Liquore. Belli no eh, belli è diverso, quindi giovani donne in cerca di nuovi idoli patinati e torniti lasciate stare, non è questo il genere.
Però suonano da dio, e non solo suonano, ma dicono cose e le dicono come mi piace sentirmele dire. Credo sia stato cominciare come coverband di De Andrè che gli ha permesso di entrare in un modo di cantare che ti scalda il cuore.
Avevo il primo album che è intoccabile, ho il cd “Sputi” che han fatto con Marco Paolini (sì, quello che c’è al giovedì sera su Rai3) ed è un altro lavoro splendido, registrato praticamente in presa diretta. L’ultimo album l’ho sentito di sfuggita, non mi ha entusiasmato ma al concerto ci sono andato lo stesso, e quanto ho fatto bene, mammamia.
Che poi il FuoriOrario, il posto dove han fatto il concerto, è a pochissimi chilometri da dove i fascisti avevano ucciso i sette fratelli Cervi, e i Mercanti hanno scritto una canzone bellissima sui sette Cervi. Sarà che è una storia, quella dei sette fratelli uccisi dai fascisti, che mi hanno sempre raccontato fin da quand’ero piccolo, che è una storia di queste parti che ti serve a far capire cosa era il fascismo e l’antifascismo, sarà che erano emozionati anche loro a cantarla, sarà che nel locale c’era una foto dei sette fratelli e quando hanno iniziato a cantarla qualcuno l’ha fatta passare fra la gente finchè è arrivata sul palco, saranno un po’ tutte queste cose ma insomma alla fine gli occhi lucidi ce li avevamo tutti.
Questo per dire che se capitano dalle vostre parti non dovete perderveli.