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04 Luglio 2007

Entvsiasmo

Ti trovi, ogni tanto, ad aver a che fare con cose che non avevi mai affrontato prima. E io sono uno che si entusiasma, quando succede una roba del genere.
Mi sto trovando, ad esempio, a dover sistemare un appartamento, e quando sono entusiasta entro un po’ nel personaggio che più si confà alla situazione che mi entusiasma.

Dove prima avevo l’ufficio, adesso l’ufficio non è più lì, quindi è tornato un appartamento normale e ci vado ad abitare con la mia morosa, solo che è tutto da sistemare. E divento un po’ muratore, e scopro cose di chi deve metter mano a una casa.

Scopro che per scegliere i colori, che per fortuna vengono gli imbianchini che se devo tinteggiare io finisco tra dieci anni, dicevo per scegliere i colori ti dan delle mazzette piene di foglietti colorati con migliaia di gradazioni. Subito la mazzetta la guardi con diffidenza, un corpo estraneo, una roba strana, ma poi ci prendi confidenza. Io poi, son uomo pratico, e insomma sarei portato a dire “van bene questo questo e quest’altro” e bona lì. E però c’è una donna con me a condividere la scelta, ed è giusto scegliere in due. Ora, ho presente quanto può impiegare una donna a scegliere il colore di un abito quando ne esistono due o tre tinte differenti: più o meno un pomeriggio. Provate a dare in mano ad una donna una mazzetta con migliaia di colori e ditele di sceglierne uno per ogni stanza, che le stanze son sei. L’equazione è [ tre tinte : un pomeriggio = mille tinte : x ] quindi moltiplicate x per sei. Se avete tempo fate i conti e fatemi sapere, che gli imbianchini son già in casa. Io, per conto mio, ho concordato sulle tinte in linea di massima, poi le sfumature le lascio a lei, che non è un “arrangiati” ma veramente a me le sfumature non mi cambian niente. E ad ogni modo, sia chiaro, l’entusiasmo non fa una piega, che scegliere i colori non è mica un problema.
Scopro poi che quelli della Telecom, quando vengono a metterti un impianto telefonico e ti fissano il filo del telefono al muro, seguendo il battiscopa, non usano dei normali chiodini per fissare i cavi: ti sparachiodano dentro a dei tasselli profondissimi dei chiodazzi lunghi 4 cm e larghi mezzo, e non ne mettono uno, chessò, ogni metro, no no, ne sparano uno ogni 10 centimetri, senza pensare che forse un giorno andranno tolti e non è che ci devo fare una scalata in parete. Che Dio li abbia in gloria. C’ho messo tre ore, con mazza, scalpello e tenaglie a strapparli dal muro, bestemmiando pieno di entusiasmo.

Scopro infine che, nella stanza che sarà la sala, che nella mia testa sarà un tripudio televisorio pleistescionwiistico skyamanetta, non c’è l’antenna. Mi informo, controllo, non c’è nemmeno un tubo nel muro che abbia la minima intenzione di portare un cavo di antenna. Siamo al piano terra, l’antenna è sul tetto, due piani sopra di noi e non c’è alcun tipo di passaggio per la sala.
Addio entusiasmo. Voglio un’altra casa. O il trapano con la punta più lunga del mondo, che mi fa un buco nel muro dal tetto fino al piano terra.