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10 Maggio 2005

Porta fortuna

Ieri son stato a un corso, una cosa che devo fare per legge. E quindi la faccio molto poco volentieri.
Pieno di smaronamento e lasciamistare ci metto mezz’ora a parcheggiare, finchè trovo posto sotto a un ponteggio dove dei muratori, probabilmente ubriachi, tengono sospesa una carriola sopra alla mia macchina e cantano ciuriddituttulannu, ma sono in ritardo e non c’è di meglio, quindi la lascio lì.
Mi avvio verso il palazzo dove viene organizzato sto corso e proprio davanti all’ingresso l’aria è nauseabonda: per terra, sullo zerbino, c’è una merda pestata. Io ora, che noblesse oblige, vorrei chiamarla escremento o cacca o rifiuto organico, ma quella era proprio una merda. Pestata. Le impronte del pestatore proseguono all’interno del palazzo dove devo entrare e mi vien da sorridere a pensare al tipo che dovrà trovarsi un bagno per pulirsi.
Salgo, terzo piano di sette, (a piedi, neanche da dire) trovo la sede della società che organizza il corso, mi presento e la signorina mi accompagna nell’aula. Saluto tutti con un salve e un mezzo sorriso e mi siedo nel primo posto vuoto, guardando le facce attorno. C’è gente di tutti i tipi, che il corso è una roba sulla sicurezza e quindi le aziende che han mandato personale sono varie, dal casaro al webmaster. Come in tutti questi gruppi così misti noto subito quello che vuole spiccare e fa il simpaticone con tutti e mi sta immediatamente sui maroni, allora guardo quelli proprio a fianco a me e cristodundiosantissimo ma cosa è sta puzza terribile?!?!?

Sì. E’ lei.
E’ merda.
Pestata.
Da quello di fianco a me.
Gli guardo le scarpe e si vede anche, che l’ha pestata, ma lui deve avere il raffreddore perchè sembra non accorgersi di niente. Vorrei dirglielo ma non me la sento, uno che non ho mai visto in vita mia, come si fa? Scusi sa che ha pestato qualcosa? No, non è il caso. Mi viene in mente una canzone di Gaber.
Ma dico io, ma con un palazzo di sette piani pieno di persone, proprio di fianco a me doveva finire questo? Ecco, bravi, chiudete anche la finestra così crepo. Mi sposto, un po’ avanti, un po’ indietro, mi volto, mi giro, ma niente. E’ una roba indescrivibile. E poi magari gli altri possono anche pensare che sia io ad averci sto odore. Nessuno però dice niente.
Entra l’insegnante, si presenta e chiede se qualcuno può aiutarlo a portare dentro un tavolo.
Io! L’aiuto io! (che ho bisogno di ossigeno)
Insieme al brillantissimo simpaticissimo di cui sopra portiamo dentro sta scrivania ripiena credo di piombo e mi accorgo che si son tutti spostati con le sedie su di un lato della stanza, per poter vedere meglio le immagini del video proiettore. Il pestamerda mi fa segno che ha postato la mia roba e la mia sedia, sempre di fianco a lui. Mi tocca anche ringraziarlo.
Mi risiedo e il naso pian piano si abitua all’odore, ma la lezione è pallosissima, allora su un foglio scrivo appunti per questo post. Ma tipo proprio poche parole, giusto per ricordarmi. vicino. puzza. merda.
Poi finalmente la pausa, alè, tutti fuori, apriamo le finestre. Appoggio i miei fogli sul tavolo ed esco. Aria, caffè, nicotina.
Al ritorno la finestra è ancora aperta, il tendone svolazza e realizzo che c’è aria corrente. Mi vengono in mente i miei fogli e sul tavolo non ci sono più. Il pestamerda mi indica la sedia e mi dice “erano volati via col vento, te li ho raccolti e li ho messi lì”.
Lo ringrazio e li prendo in mano. Sul primo foglio c’è scritto: vicino. puzza. merda.
Terra inghiottimi.
Resto a testa bassa fino alla fine della lezione, non sento più puzza ma non controllo le scarpe del tipo, non lo guardo neanche in faccia e allo scadere dell’ora mi volatilizzo.
Esco veloce dall’edificio e salto in macchina.
E ancora quella puzza.
Vabbè oh, porta fortuna.