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14 Aprile 2005

F=[(Gm1m2)/r2]x2

Ogni tanto mi succede. Non capisco mai bene il perchè e il percome, a parte il fatto che la legge di gravità è per me raddoppiata rispetto agli altri esseri umani, ma ogni tanto succede che io cado. Ma non che inciampo e magari aggrappandomi magari a fatica ma poi sto in piedi. No no, finisco tutto bello lungo e tirento per terra. Tipo ieri.
Devo uscire per un aperitivo, quindi mi sistemo un po’, jeans appena lavato, piumincello smanicato appena ritirato dalla lavanderia, doccino che sennò so di chiuso a stare tutto il giorno in ufficio, esco e tiro fuori la macchina dal garage. Appena uscito dal garage, seduto in macchina, mi guardo intorno e mi rendo conto che è ridotta uno schifo: cenere ovunque che devo aver starnutito nel posacenere senza accorgermene, cartacce, pedane sporche. Vabbè sono un po’ in anticipo facciam qualcosa per sto cassonetto, devo solo stare attento a non sporcarmi che son tutto pulito. Tiro via le pedane e le sbatto tenendole per un angolino. Ok, possono andare e io non mi son sporcato. Straccio per togliere un po’ la cenere dal cruscotto e da attorno al posacenere. Andata. Prendo le cartacce e il posacenere e li vado a vuotare nel bidone che ho dietro casa. Passo di fianco allo stendipanni carico di roba e proseguo un paio di metri. Uh ma guarda, qualcuno ha tagliato la siepe, ma di brutto eh, c’è pieno di rami. Attraverso ste specie di mangrovie e arrivo al bidone e butto via il tutto. Ok, a posto, posso tornare in macchina.

Mi giro e faccio due passi e io non lo so ma giuro ci son stato attento fatto sta una mangrovia carnivora affamata si mette davanti al mio piede. E, ci tengo a ricordarlo, per me la forza di gravità vale doppio. Mi vedo da fuori al rallentatore: mi sbilancio in avanti, faccio per mettere avanti l’altro piede ma non lo metto abbastanza, il peso del corpo è completamente spostato in avanti verso l’infinito e oltre, mi rimangono due arti disponibili e con uno, il braccio destro, mi aggrappo alla prima cosa che trovo: lo stendipanni. Che si sa, lo stendipanni è una delle cose più instabili di questo mondo e certo i miei ottanta chilozzi sono troppi per lui, che fa piede perno su uno dei suoi angoli e mi segue nel viaggio verso il centro della terra.
Il braccio sinistro. C’è rimasto solo lui, non resta che metterlo avanti per non sbattere la faccia. Però, perdio, chi l’ha messo lì quel sottovaso pieno d’acqua sporca? E poi, perchè è così grosso? Da quand’è che si invasano i baobab? Lo centro sul bordo, si rovescia e uno tsunami di schifa si rovescia su di me, ormai lungo e disteso, e sullo stendino coi suoi panni lavati.
Mi rialzo. Mi viene un po’ da piangere. Spunta da dietro l’angolo di casa mia madre che mi guarda, poi guarda la roba per terra, poi mi riguarda: ho una faccia che non ha il coraggio di dirmi niente.
“Pronto? Sì ciao, faccio un po’ tardi per l’aperitivo. No tutto bene, finisco di sfogliare il calendario per bestemmiare tutti i santi e parto”.