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18 Marzo 2005

Giustizia sommaria

A legger parmachiara che parla di camporella (e qui il 100% dell’utenza maschile ha già cliccato e se n’è andato a veder cosa racconta parmachiara di queste cose) dicevo mi sovviene quando s’era giovini. Da giovane io e la camporella ci davamo del tu, ero il viamichelin.com delle carraie del mio comune e zone limitrofe, un localizzatore antropomorfo di bucolici pertugi, insomma, ci si andava spesso ecco, che toccava fare di necessità virtù.
E succede che una volta eravamo lì, io e quella con cui stavo allora, tutti mezzi nudi che facevamo le nostre cose sul sedile del passeggero, tutto buio attorno, tutt’un po’ appannati i vetri, ma neanche tanto, e non vado mica oltre nei dettagli ma insomma io che son un metro e ottanta o poco più è meglio se sto di sotto e si fa le sporcherie e la situazione si fa caliente e insomma diciamo che si è preso un certo ritmo a un bel momento lei caccia un urlo fortissimo.
Lì per lì mi stimo molto, poi mi viene il dubbio che ok ma a sta maniera si capisce che fingi, poi mi rendo conto che sta guardando fuori. Mi volto e vedo due occhi grandi così fuori dal finestrino che guardano dentro. Urlo anch’io, che io uno spavento così penso di non averlo mai preso. Urla anche lui da fuori. Come però torno in me, ne riesco subito, da me, e voglio fargli male, ma tanto.

Mentre lui si mette a correre io sguscio sul sedile del guidatore, metto in moto e parto in retromarcia. Sì, voglio investirlo, niente più, voglio solo sentire che gli passo sopra. Le urla di lei mi fanno capire che potrei farlo davvero e che forse è fin troppo. Ok, allora lo rovino di botte.
Tiro il freno a mano e salto giù, deciso a inseguirlo. Non può scapparmi, sento già la sua faccia sotto le mie nocche. Ti faccio passare io la voglia di guardare, animale.
Ce l’avrei anche fatta, a prenderlo, se solo mi fossi ricordato di ritirarmi su i pantaloni che invece sono calati attorno alle caviglie. Però un pochino riesco a correre eh, sembro un pinguino epilettico, ma un po’ di passettini velocissimi li faccio, prima di schiantarmi per terra lungo e tirato.
La scena che il buon dio s’è gustato dall’alto presentava lei mezza nuda sulla macchina aperta, io allungato per terra, col culo per aria illuminato dai fari della macchina stessa. Se a quel punto il tipo fosse tornato e m’avesse violentato lo avrei lasciato fare, che me lo meritavo.