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10 Novembre 2008

Aquile e pantere

E’ venerdì, anzi ormai è sabato, che sono le 3 e venti e sono al bancone dell’unico locale ancora aperto a quell’ora. Il locale dove c’avanza l’umanità del venerdì sera.

Birretta in mano io e il mio amico mangiamo patatine e noccioline a nastro con una fame da lupi, senza aver fumato niente che possa giustificarla, e guardiamo un film senza sentire l’audio perché c’è musica alta che copre tutto. Ci chiediamo dove li trovano quei film lì perché ogni volta che andiam lì ci sono queste proiezioni anni 70 stranissime, roba da Take me now baby here as I am con Ghezzi con la voce in asincrono, a volte ci sono i sottotitoli altre no, questa è una volta no, è roba quasi artigianale, o forse di grandi firme ma noi non non siamo in grado di capirlo, quindi a noi sembra più che altro roba sconosciuta di firme piccole. Siam lì che ci chiediamo se quello che li sceglie è uno che ne sa a pacchi, o se è uno che scarica a caso da emule e poi nel mucchio sceglie quelli che gli piaccion di più, e mi squilla il telefono.

C’è scritto che è mio fratello.Mio fratello se mi chiama a quell’ora lì non è un buon segno, quindi rispondo sperando di non doverlo andare a tirar su da un fosso.
Niente fosso, devo andarlo a prendere perché l’ha appena fermato la Polizia e gli hanno sospeso la patente. Mi dice vè sono qui dal Fuori Orario, vienmi a prendere.
Secondo me lui preferiva finire in un fosso.

Scatto in piedi, spiego la situazione all’amico che era con me, anche in macchina con me, molliamo il torpore, il film assurdo e la birretta e saltiamo in macchina svegli e operativi.

Troviamo un posto di blocco dei Carabinieri dalle parti del Fuori Orario dove mi fermo e chiedo se han lì mio fratello, in mezzo a tutta la gente che stan fermando. L’appuntato mi guarda un po’ strano e mi fa “Che macchina c’ha suo fratello?”. Gli spiego la macchina e l’appuntato urla all’altro appuntato “ANTO’! CE L’ABBIAMO UNA ROVER?”. L’altro si guarda attorno e “NO! NON CE L’ABBIAMO LA ROVER!”. E il primo appuntato, come se non avessi sentito e invece m’ha sfondato un timpano, mi spiega che no, non ce l’abbiamo, provi ad andare più avanti a sinistra, che c’è un posto di blocco della stradale.
Vabbè, ringrazio e riparto, faccio inversione a U in mezzo alla via Emilia davanti al posto di blocco, facendomi venire appena troppo tardi il dubbio che magari non era il caso e mi lancio verso la seconda tappa. Nessuno mi segue a sirene spiegate, non m’avran visto.

Al secondo posto di blocco c’è la pattuglia della Polizia in mezzo alla strada e controllan praticamente tutte le macchine, ne avrò quattro o cinque davanti: a me non capisco come mai ma non mi controllano, penso che probabilmente si vede che non c’è bisogno, quindi riesco a parcheggiare dietro all’ambulanza quella per il test dell’alcol e di fianco alla macchina di mio fratello.

Io e il mio amico scendiamo dalla macchina, salvatori della patria, due Tango & Cash della bassa, evidentemente i più su d’età fra tutta la gente ferma nel piazzale. Ci guardiamo intorno con una faccia che dice tzè, quanti pischelli che si fan beccare. Saluto mio fratello e il suo amico entrambi sopra lo 0,50 consentito e andiamo verso un poliziotto, io con addirittura in testa una mezza idea di menargliela per far togliere la multa. Mi son fatto anche il pizzetto venerdì, che m’andava di averci un po’ di barba, ed è tutta sera che me la menano che sembro uno della Digos, mente il mio amico dopo una certa ora sembra uno dell’antidroga: magari nell’operazione di captatio benevolentiae nei confronti del pulismano questo aspetto forzadellordinesco può far scattare un meccanismo un po’ di identificazione che magari mi torna utile.
Gli vado davanti, imposto anche un po’ la voce bella decisa e gli faccio: “Buonasera, sono venuto a prendere mio fratello minore qui, che avete appena fermato”.
E il poliziotto, senza neanche buonasera: “Soffi qui dentro” e mi punta in faccia una roba che sembra una torcia elettrica.

A questo punto nei cartoni animati il gatto resta immobile col il sorriso stampato, si riempie di crepe e finisce a terra in mille pezzi.

Vaccaboia d’una vacca e d’una boia, è lì che mi viene in mente che quella che ho appoggiato sul bancone appena prima di partire per l’operazione di recupero era la quinta o sesta birra. Prima proprio non c’ho pensato, fratello chiama, aiuto bisogno, partenza immediata.

Son le 3 e 40 e il poliziotto è lì con quella roba puntata verso la mia bocca.

Soffio, senza in faccia neanche l’ombra del bullo che si era appena presentato lì, soffio con la faccia del bambino con le dita sporche di marmellata, valutando l’ipotesi di fingere la morte come fan gli insetti, che non son mica stupidi, loro.

Soffio.

Sull’affare a due centimetri dal mio naso si accende una luce così rossa che perdo due diottrie.
“Lei non può guidare” mi fa.

Già vedo i titoli sulla Gazzetta di Parma del giorno dopo: “Ubriaco, si costituisce al posto di blocco”.
Senza pensare resto lì immobile, ancora con la bocca a culo di gallina dopo aver soffiato, e l’agente fa la prova anche al mio amico. Rosso anche lui.
Il poliziotto ci guarda a bocca aperta, guarda mio fratello e guarda noi, in faccia c’ha scritto “Minchia ma venite a prendere uno ubriaco e siete ubriachi anche voi?”.
Lo guardo con in faccia scritto “Amico, non siamo ubriachi, siamo scemi”.

“E adesso?” gli chiedo.
“Eh adesso niente, io non vi ho visti guidare” ammicca.

….Bum! Scoppio di coriandoli, musica di capodanno, trenino e lingua in bocca al poliziotto.

No, non è andata proprio così, però la gratitudine che avevamo in faccia penso ricordasse un po’ quella dei profughi quando i volontari gli allungano un pezzo di pane.

Mio fratello e il suo amico chiamano un terzo amico, che era a letto, e li porta via lui. A mio fratello dico che alla sua macchina ci pensiamo noi.

Siamo lì che stiamo valutando chi guida quale macchina per tornare a casa che il poliziotto si avvicina e ci fa ragazzi, se volete potete fare anche il test vero e proprio, quello che dice quanto alcol avete dentro, giusto da capire più o meno fra quanto potrete andare a casa.
Perché giustamente, lui non c’ha visti arrivare, ma non può neanche guardarci andar via.

Siamo invece stati noi a guardarlo andar via, quando hanno smontato il posto di blocco, alle 5 e 20, dopo un sacco di chiacchiere e di sigarette, di gente disperata, schiavi per due ore di un poliziotto che non puoi dirgli niente, perché sai benissimo che ti ha graziato ed è anche simpatico e ogni tanto ripassa a fare due chiacchiere o a ripuntarti l’affarino per il fiato (e basta con sta luce rossa!).

Schiavi per due ore, più che altro, di noi stessi e dei nostri poveri, umili, solitari neuroni.