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05 Settembre 2006

Sugar-not-free

Io non è che ce l’ho a morte coi massesi o coi carrarini o con gli indigeni della Versilia in genere, penso solo che se uno non c’è portato a trattare con la gente, non aprire un esercizio turistico. E da quelle parti, diciamo dalla provincia di La Spezia fino alle parti di Viareggio, ce n’è tanta di gente che non ci sa fare. Ogni volta che parlo con qualcuno che sta dietro un bancone, in Versilia o nello spezzino, finisce che ci litigo. Questo è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi.
Son lì che passo a piedi davanti al bar del campeggio dove sono ospite, vicino a Marina di Massa, e sto andando con un po’ di gente verso le macchine e poi verso la festa della birra a Carrara. La morosa mi fa “Senti, non è che potresti prendermi due bustine di zucchero, si sa mai che svengo?”. Lei c’ha sta cosa: ogni tanto, sviene. Fatti vedere, gli dicon tutti, e lei s’è fatta vedere: non c’ha niente, solo, ogni tanto, sviene. Basta averci un po’ di riflessi e prenderla al volo.

Entro nel bar, guardo distrattamente la signora e faccio “signora, prendo due bustine di zucchero…” il tutto con un certo slancio, che l’ho già fatto mille volte, solo che sta volta, niente, gelo. Mi fermo. Non avrà capito bene, mi guarda come se avessi detto “Mani in alto questa è una rapina!”. “Ahem… dico, prendo un paio di…” e lei “Eh ho capito, ma ci sarebbe il servizio!”. Basisco. “Per due bustine di zucchero???” chiedo con un evidente inizio di giramento di maroni. Lei mi bofonchia qualcos’altro, i maroni girano sempre più velocemente e allora le dico “E mi faccia un caffè!” con la precisa intenzione di farglielo fare, lasciarglielo lì e andar via con lo zucchero. Ma come le chiedo il caffè continua a brontolare qualcosa sul servizio, sullo zucchero, sulla maleducazione e non so cos’altro. Giunge rumore di elicottero da dentro le mie mutande.
Ma siccome io maleducato non sono, andandomene la guardo, sorrido, e in terza persona la mando a dar via il culo.
Il mattino dopo sono di nuovo al bar, che devo far colazione, entro e c’è la mia morosa che discute con la signora sull’episodio dello zucchero. La signora dice che se avesse saputo che era per una persona che non stava bene me l’avrebbe dato anche tutto. Le raggiungo e spiego alla signora che se me ne avesse dato modo gliel’avrei anche spiegato, che era per quello. Poi taglio corto dicendo “Vabè, comunque, devo far colazione”.
“Cosa le preparo?” mi fa lei.
Sorrido: “Due bustine di zucchero”.