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29 Settembre 2005

Seduta in quel caffè

Oggi è una data che mi fa venire in mente la prima volta che m’han tradito. Io la prima volta che è successo avrò avuto 16 anni. Per fortuna poi non è più successo non me ne sono mai più accorto.
Beh io stavo proprio male, che mi ero buttato in quella storia con tutto il cuore che può metterci un ragazzino di 16 anni e un tradimento proprio non era previsto. Il tradimento era una roba riservata ai film, alla gente grande che abita nelle città grandi, insomma tutta roba che non mi riguardava, io che ero giovane e abitavo in un paesello ed ero innamoratissimo. Cioè, a dire il vero il ricordo più vivido che mi è rimasto sono le sue tette, che eran le prime che toccavo e ci avrei passato le ore, eran proprio una cosa nuovissima e bellissima. E proprio all’idea di qualcun altro che probabilmente aveva messo le mani su quelle tette (l’amore a quell’età, in preda a enormi tsunami ormonali, è soprattutto una roba fisica) ecco io avevo dato di matto.

L’avevo voluta vedere e le avevo urlato in faccia di tutto, prima perchè non me l’aveva detto lei del tradimento ma lo ero venuto a sapere, e poi perchè non me l’aspettavo. E lei di ricambio mi aveva dato una lettera, dove mi chiedeva scusa, dove diceva che avrebbe capito se non l’avessi più voluta vedere, e dove in fondo metteva il testo di una canzone: “29 settembre”… cioè, per capirci “Seduto in quel caffè io non pensavo a te”. Lì ebbi la certezza che era scema. Tradisci uno e per chiedere scusa gli scrivi praticamente “eh oh non ti pensavo ma proprio per niente”? Inoltre, visto che la canzone originale era scritta da un uomo che si rivolgeva ad una donna, lei, carina, aveva invertito tutti i femminili e i maschili, in modo che potesse calzare a pennello.
Chiaramente, dopo un’onta del genere… la perdonai: a quell’età lì, con due tette così, potevano farmi di tutto.