28. Giugno 2004

Vicini di casa

Della mia vicina ho già scritto tempo fa. Quella che alla domenica mattina si mette sul poggiolo a cantare l’operetta. Ecco, proprio lei.
Di notte urla, urla sempre qualcosa al figlio. Gli urla andare a letto, che ormai il figlio ha 50 anni e lo saprà bene se ha sonno o no. Gli urla di spegnere la televisione, e tira una madonna. Gli urla di togliere l’acqua dal fuoco, e tira ancora una madonna.
Ieri sera gli ha urlato “Ch’la vaca t’ha fat”, che sarebbe “quella vacca che ti ha fatto”, leggasi figlio di buona donna. Lui gli urla indietro “guerda ch’at sì tì, ch’la vaca!” cioè “guarda che sei tu quella vacca”. Lei assolutamente senza scomporsi gli risponde “beh, at sì un fiol ‘d ‘na vaca listess!” cioè “beh sei un figlio di vacca lo stesso!”.
Io lo so che la prima volta che fa un po’ più caldo del dovuto sentirò parlare dei miei vicini di casa al TG.

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